Di Vivian Maier conosciamo il suo viso, la sua figura longilinea e sappiamo che ha scattato migliaia di immagini documentando atmosfere, suoni e visioni di New York e Chicago a partire dagli anni ‘50.
La Maier ha ritratto la strada e i suoi personaggi, le auto e l’architettura, spaccati di vita comune dal sapore dolce e amaro, sovente comunicati attraverso i dettagli: un volto ricoperto di fango, un vestito spiegazzato o una superficie lucida e il suo ipnotizzante riflesso, in cui spesso, giocando, si è autoritratta.
La mostra “Vivian Maier. Una fotografa ritrovata” curata da Anne Morin con Alessandra Mauro, visitabile fino al 18.02.2018 presso la Fondazione Puglisi Cosentino a Catania (via Vittorio Emanuele II, 122) offre una selezione di più di 120 scatti, prevalentemente in bianco e nero, ed in parte a colori, nonché una raccolta di brevi filmati in super 8 appartenuti a questa straordinaria donna comune, rimasta nell’anonimato fin dopo la sua morte (2009), e ritrovata quasi casualmente ad un’asta da John Maloof, che ha voluto riportare in vita l’imponente archivio della Maier intriso di una sconvolgente attualità e un iperrealismo rivoluzionario: scatti di rubati di spalle, autoritratti che sembrano antesignani dei selfie, attimi dinamici catturati nell’istantaneità del momento con un tempismo perfetto; una mostra nella quale vi sentirete presi per mano e condotti da questa affascinante e misteriosa sconosciuta nel suo mondo, attraverso il linguaggio universale delle immagini.
Vivian Maier e i suoi scatti ossessivi hanno anticipato i tempi: senza alcun dubbio oggi avrebbe avuto migliaia, anzi milioni di Followers e sarebbe stata una star di Instagram, la mostra tributo è il doveroso omaggio che spetta alla memoria di questa illustre sconosciuta.