Come si fa a raccontare la purezza di uno sguardo?
Lo sguardo di chi ha visto, di chi sa e proprio e a maggior ragione porta con sé il bagaglio della speranza?
Raoul Vecchio è un ragazzo come tanti, con le sue t-shirt colorate, la sua curiosità verso il mondo; forse però rispetto ai suoi coetanei quel moto di curiosità lo ha portato in una direzione non prevista, ma chi come lui crede nel senso degli incontri che la vita ci sa riservare sa che un incontro ha sempre qualcosa da dire. E da dare.
Questa storia nasce da un incontro, non il mio con Raoul che è venuto a trovarmi in “Salotto” di RSC per parlare del suo libro “La felicità nel sorriso altrui”.
Il libro stesso è frutto di quell’ incontro: Raoul è un giovane architetto catanese , un giorno conosce Jali.
Jali è un talentuoso musicista, arriva dal Senegal e nella sua terra ovviamente i problemi non mancano.
Raoul è un architetto, come dicevo, e decide che se lui sa fare, può e deve fare.
Per esempio può mettere la propria competenza a servizio di un progetto per realizzare un ponte-diga che , desalinizzando il terreno, permette di ” recuperare 10.000 ettari di terreno e soddisfare i bisogni di 80.000 persone”, come scrive proprio nel suo libro.
Raoul ogni anno prende un volo verso il Senegal e mette le proprie conoscenze a disposizione della sua nuova famiglia, che gli ha anche dato un nome “Cheickna Diebate” (significa colui che sa e che vuole dare al prossimo).
Nel momento in cui leggete lui è lì… tornerà in Italia, presto, ed io sono lì ad attendere che torni a trovarmi per aggiornare la sua #bellastoria.