E’ difficile, complesso. Si rischia di cadere negli stereotipi di genere, di diventare a tratti banali.
Perché parlare della violenza sulle donne è diventato sempre più complicato.
Le strade sono due:
O sei una povera vittima o sei maschilista ed insensibile.
In realtà non serve a nulla disegnare le donne come delle vittime, creare artificialmente quelle orribili immagini di donne ferite o con i pugni stretti, raggomitolate su loro stesse per dire NO alla violenza.
Un’immagine può esprimere più delle parole, ma non saranno queste immagini ad aiutarci.
Non saranno le immagini a restituirci i cuori che non battono più di donne come noi che avevano dei sogni e dei desideri.
Il problema della violenza contro le donne ha radici lontanissime.
Il legislatore negli anni ha concesso discriminazioni e violenze come lo Jus corrigendi e adesso anche se molto è cambiato, forse nemmeno il ripristino della parità potrebbe bastare a colmare questo gap.
Adesso che la lotta è diventata continua, che le vittime solo nell’ultimo anno sono diventate 114, ci rendiamo conto che anche la comunicazione ha un suo ruolo e deve cambiare.
Basterebbe per un attimo provare a cancellare quell’immagine di debolezza e immaginarci un atto di forza. Un atto di coraggio ancora una volta uno sforzo verso un cambiamento. Serve però un cambiamento reale e non virtuale e anche in questo le parole sono importanti. A volte stiamo attenti e ci preoccupiamo dell’inquinamento ambientale e non di quello culturale.
E’ impossibile riuscire a comprendere la ragione di questi atti violenti e criminali, da parte di uomini sempre più infelici ed inutili. Nei loro volti ci sono i segni di una grande frustrazione e debolezza, di un grande complesso di inferiorità, questo è un dato di fatto. Piccoli uomini. Ed è forse a loro che dovremmo dedicare le immagini. Sbatterli in prima pagina e consentire al mondo di vedere chi sono e cosa fanno.
La violenza si nasconde nei posti più impensati: il marito premuroso che in un attimo d’ira ti picchia, il compagno gentile che ti apre lo sportello, o guida al posto tuo perché “da sola non ce la fai” e che cerca di denigrarti e soggiogarti psicologicamente ogni giorno creando un rapporto di dipendenza. La violenza si nasconde in posti strani e a volte certe donne non riescono a vederla.
Oggi ricordiamo chi non c’è più e chi ha perso la vita, ma lanciamo anche un messaggio a chi può ancora cambiare le cose.
La libertà è un diritto e si può e si deve denunciare.
Basta svegliarsi dall’incubo e capire che quello che vi sta accanto è solo un piccolo uomo. C’è chi lo ha fatto.
Sotto vi lasciamo il discorso toccante della scrittrice nigeriana CHIMAMANDA NGOZI ADICHIE che ci spiega cosa è in realtà il femminismo e perché “dovremmo essere tutti Femministi”.