É stato un lungo periodo di mascherine e visiere che tra respiro e riflessi complicano il lavoro di precisione di chi come me fa immagine.
Un periodo di litri di detergente fatti scorrere nella disinfezione compulsiva di mani e pennelli e di tutti gli strumenti del mestiere.
Un periodo di matrimoni ed eventi saltati per la paura dell’invisibile, ma malefico virus.
Un periodo di “andrà tutto bene”, “ne usciremo migliori”.
Un periodo di spose in lacrime da consolare ma anche di professionisti che si sono trovati nuovamente fermi, magari qualcuno che aveva iniziato una carriera promettente e si é visto subito stroncato dal destino.
Un periodo di nastri e lustrini già pronti riposti in un cassetto fino a chissà quando, di “X” rosse su un calendario di programmazione che ci chiedevamo come avremmo potuto gestire.
Aiuti economici dallo Stato?
Arrivano, tranquilli, anche se poi aspetta forse no, forse solo un po’.
Abbiamo stretto i denti, ci siamo reinventati noi e inventato nuove cose che si potevano fare, sperando in tempi migliori.
E proprio quando sembrava che si stesse per ripartire, combattendo ancora la paura così come l’incuranza e la strafottenza, ecco nuovi blocchi, che tradotto vuol dire eventi saltati, matrimoni saltati, alcuni due volte, negozi svuotati.
Che tradotto ancora vuol dire indotto del settore della bellezza massacrato di nuovo.
Adesso cosa dovremmo fare é confuso.
Possiamo solo attendere le evoluzioni di queste nuove restrizioni e sperare che domani sia davvero un giorno migliore.