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Quello spirito di appartenenza

Lo spirito d’appartenenza ci accompagna per tutta la vita, sin da quando, appena capaci di deambulare ed esprimerci, entriamo nella prima comunità, l’asilo.

Apparteniamo a un gruppo, a una squadra, a un team, a un movimento politico.
Per tutta la nostra esistenza, il gruppo sarà parte di noi e noi saremo sempre disposti a sacrificare qualcosa per questo gruppo.
Sia esso il club delle bocce o la compagnia degli amici con cui andiamo in vacanza o ancora, degli ex compagni di squadra.

Viviamo costantemente alla ricerca dei nostri simili e tendiamo ad accompagnarci a chi condivide le nostre passioni, o a chi va nella stessa palestra o a chi si trova, più o meno, nella nostra condizione.

Nascono di continuo club o circoli.
Il club dell’arte, degli ex commilitoni, dei fan di qualche artista; per non parlare degli aperitivi e delle serate a tema, dedicate ai provetti fotografi, ai melomani, ai separati e quant’altro.

I social network, che dell’interfaccia fra simili hanno fatto la loro fortuna, sono pieni di comunità di tutti i tipi e tutte le specie.
Uno fra tutti, facebook.

E qui la mente umana mostra come davvero non esistono limiti alla fantasia.
Si va dal gruppo dei fan di qualcosa o qualcuno al gruppo dei nostalgici della trasmissione televisiva, o ancora al gruppo di quelli che usano il telefono cellulare come torcia.

Però da padroni la fanno i gruppi degli ex.

Ex atleti, ex alpini, ex studenti…

È così che nell’ultimo mese è diventato “virale”, crescendo in maniera repentina ed esponenziale, il gruppo degli ex studenti, degli anni 80 e 90, del Liceo Spedalieri di Catania.

L’idea è, come possiamo immaginare, di un ex studente, ora professionista affermato, Luca Pandetta.

Come lui, centinaia di ex studenti, oggi professionisti, uomini di spettacolo, imprenditori, conduttori di trasmissioni radiofoniche, casalinghe, si trovano a chattare e pubblicare post, tutti cercando di non prendersi troppo sul serio e perdendo, per qualche momento, quella compostezza che accompagna il resto della giornata.

In poco tempo, siamo già al primo mese di vita della comunità, quella fucina di uomini e donne guidata dal mitico preside Cuccia, ha preso vita, riportato sui banchi di scuola questi quarantenni, desiderosi di amarcord.

La cosa che contraddistingue i post pubblicati è la gioiosa condivisione dei ricordi degli anni che furono. Ecco che spuntano le immancabili foto di classe, tutti in posa, con preside e professori o, in alternativa, le foto delle gite, o ancora i ricordi delle tresche amorose di quegli anni. La carrellata fotografica di come eravamo e come siamo, scherzosamente appellata Spedal-ieri e Spedal-oggi, mette in luce una generazione di bellocci, a dimostrazione del fatto che oggi non è difficile star bene, nonostante i tempi. Anzi si direbbe che questi quaranta-cinquantenni siano, nel complesso, migliorati, rispetto a quando erano teenager.

Inevitabili sono le serate di classe stile “reunion”, con tanto di foto e documentazioni.
E quindi giornalmente, avvocati, medici, professori, imprenditori, artigiani, artisti, e chi più ne ha più ne metta, abbandonano le vesti di genitori e di lavoratori stacanovisti e si ritrovano nel cortile della scuola a passare quel, tanto agognato, quarto d’ora di ricreazione.
Speriamo che il tirannissimo tempo non spenga questi entusiasmi, ora che il primo mese è passato.

Sarebbe davvero un peccato.

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