Siamo ormai abituati a raccontare le good news, a scovarle dietro l’indifferenza, a cercarle con attenzione.
Ma per una volta sentiamo la necessità di fare spazio ad un fatto di cronaca.Dobbiamo farlo per raccontare quello che abbiamo visto ieri in piazza Europa a Catania.
Una piazza colma di dolore e di rabbia, ma piena di speranza per il futuro, un grido unanime contro la violenza sulle donne.
Un luogo dove si è consumata una violenza ma che da oggi diventa luogo di solidarietà e di giustizia.
Al microfono la voce di Fernando Massimo Adonia direttore del giornale Paesi Etnei Oggi che insieme a molte associazioni ha organizzato il raduno per una protesta pacifica.
“Scusa” è la parola che rimbomba al microfono.
Il fatto di cronaca riguarda la ragazza statunitense di 19 anni -arrivata a Catania per lavorare come ragazza alla pari e stuprata la sera del 15 marzo in una zona isolata del lungomare Ognina da Roberto Mirabella, Salvatore Castrogiovanni e Agatino Spampinato.
Lei ha provato a chiedere aiuto, chiamando prima un amico e poi il 112 senza però riuscire a liberarsi dai tre oggi in carcere con l’accusa di stupro. I ragazzi che mostrano i muscoli nei loro profili social sono accusati di averla fatta ubriacare e poi averla costretta a salire in auto, dopo avere fumato marijuana. La città di Catania non ci sta.
A scendere in piazza ci sono la Comunità di Sant’Egidio, la moschea della Misericordia, la redazione di Paesi Etnei Oggi e molte, moltissime donne tra cui Giovanna Zizzo, la mamma di Laura, la piccola 12enne accoltellata ed uccisa dal padre nel 2014 e Vera Squatrito, mamma di Giordana Di Stefano uccisa dal suo ex con 48 coltellate.
“Siamo vittime invisibili, quelle che nessuno vuole vedere ma non ci fermeremo, andremo nelle scuole a parlare con i giovani, devono esserci pene certe per chi commette la violenza e lotteremo fino alla fine affinché questo accada”.
A parlare è Vera Squatrito da anni impegnata a divulgare la cultura del rispetto nei confronti delle donne. Giordana aveva denunciato l’ex, ma non è riuscita a scappare dal suo assassino.
Parole bellissime quelle di Kheit Abdelhafid, Imam della moschea di Catania e quelle di Emiliano Abramo della Comunità di Sant’Egidio che in afferma:
“Essere in tanti significa rispondere al male. Siamo qui per condannare la violenza in tutte le sue forme, ma senza annacquare un messaggio preciso. Siamo qui per condannare la violenza che gli uomini esercitano sulle donne. A partire da questo la nostra presenza cosi numerosa impone la vera fotografia della città di Catania che è una città ricca di difetti e di sofferenza, ma che sa anche stringersi di fronte ad una certa cronaca che purtroppo oggi è nostra ma che vogliamo allontanare, e le cose si allontanano con scelte concrete. Tutti, a partire da me, siamo invitati ad una rivoluzione culturale per costruire e vivere come uomini diversi. C’è un problema culturale a Catania. Noi non siamo qui per fare vendetta, ma se c’è una vendetta è che questa piazza, dove si è consumata una violenza su una povera ragazza, oggi diventa un luogo di si solidarietà a di giustizia”.