Quando Marcello Fonte, -Palma d’oro all’ultimo Festival Di Cannes- entra nella sala 1 del Cinema Ariston di Catania, sono da poco passate le 20.15, la sala è semivuota.
Saranno una sessantina le persone che sono venute a conoscerlo.
Lui, protagonista del film Dogman, non si scompone, si lascia trasportare senza prendersi troppa cura del microfono (con l’audio troppo basso), si sofferma a guardare i volti di chi è venuto a vederlo, chiede con cortesia uno scatto, vuole immortalare il suo pubblico senza che sia un selfie a prendere la scena, estrae dalla tasca una macchina fotografia antica e non un cellulare di ultima generazione.
Marcello, questo il suo nome nella realtà e anche nel film, è la perfetta rappresentazione di se stesso.Senza paura di mostrare le sue imperfezioni, racconta il suo personaggio che ama gli animali a tal punto da dividere il cibo con il proprio cane, un padre attento e premuroso, ma allo stesso tempo un personaggio ineluttabilmente condizionato dall’ambiente in cui vive costretto a farsi giustizia da solo incapace di accettare l’aiuto delle istituzioni.Dogman di Matteo Garrone è stato girato a Castelvolturno periferia campana lasciata per troppi anni nel degrado dove non è servita scenografia. Tra le pozzanghere e i palazzi di cemento c’è un negozio di tolettatura per cani gestito da Marcello. Nel quartiere vive anche Simone un cocainomane pericoloso che prevarica tutto il vicinato e nessuno ha il coraggio di ribellarsi, tranne uno.
Marcello Fonte lascia la sala dell’aristocrazia poco prima che cominci il film quando gli chiedono qual è il suo prossimo progetto lui risponde: “mangiate un cannolo siciliano, conoscere questa meravigliosa città e vedere se è possibile girare un bel film proprio qui”.
Marcello infine parla di Garrone:
“Lui é un allenatore un mister, è come un pittore che dipinge la scena”.