La tendenza 2022 per l’abito da sposa? La risposta esatta è “upcycling”.
Scegliere un modello di recupero o trasformare, dopo il matrimonio, l’abito è un servizio sempre più di moda tra atelier e brand.
Quest’anno, la sostenibilità, è il filo conduttore delle nozze e questo aspetto, ovviamente, si riflette anche nella moda. Lo so, l’abito da sposa rischia di finire sempre nell’angolo più nascosto dell’armadio, non verrà mai più indossato eppure è un vestito bellissimo e spesso anche molto costoso. Sappiate, amiche mie, che da oggi potrete trasformare il vestito dei sogni in una mise indossabile in tantissime occasioni, come una vera sposa “moderna”.
Chiariamo subito una cosa però: “upcycling” è un termine che indica il riutilizzo di oggetti per creare un prodotto di maggiore qualità.
Due le vie per fare upcycling: pre-consumer si utilizzano scarti di tessuto usato per confezionare un capo; post-consumer, si modificano vestiti già usati, che vengono quindi modificati.
Due scelte sostenibili che iniziano a essere sempre più prese condivise non solo dalle maison moda, ma anche dai brand specializzati del settore bridal e dagli atelier più famosi. Come il colosso Pronovias che ha lanciato l’iniziativa di upcycling post-consumer “Second Life”. Le spose che sceglieranno uno dei circa 70 abiti della collezione presso i flagship store di Pronovias e Nicole Milano in Italia potranno riportare l’abito in atelier dopo il matrimonio e chiederne la trasformazione sartoriale gratuitamente: l’abito da sposa prenderà una seconda vita e potrà essere indossato in altre occasioni dopo il grande “sì”. Le trasformazioni post matrimonio sono ridisegnate e firmate da Alessandra Rinaudo, direttore creativo di Pronovias, e da Nicole Cavallo di Nicole Milano.
Si chiama Re-Love, invece, il progetto lanciato a dicembre 2021 da Atelier Emé. Un’esclusiva collezione di wedding dress d’archivio firmati dal brand italiano e rielaborati in collaborazione con Mending for Good, la società di consulenza nata per offrire, ai brand del lusso, soluzioni creative ed etiche di upcycling. Dalla collaborazione è nata una vera e propria linea di abiti da sposa in limited edition, creata grazie ai laboratori artigianali di San Patrignano per la pittura su tessuto e Manusa per il ricamo handmade. 16 le proposte, di cui 10 rielaborate e 6 create dall’ufficio stile, disponibili in esclusiva nell’atelier di Milano.
Accanto alle nuove iniziative di upcycling post-consumer, crescono sempre di più quelle dedicate alla sposa pre-consumer.
I piccoli atelier, a differenza dei grandi brand, puntano ovviamente su progetti più sostenibili, soprattutto dal punto di vista economico, che riguardano la realizzazione degli abiti da sposa con tessuti di scarto e recupero.
Un esempio? Il caso, tutto italiano, della collezione Valdamore di Miriam Gentile, designer di Atelier Maratana, con sede a Modena.
Ragazze mie, l’avete sognato fin da bambine e da oggi avrete la possibilità di indossarlo ogni volta che lo vorrete… i sogni sono desideri… di sostenibilità!