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#Ciao Diego

Oh mamà mamà mamà, Oh mamà mamà mamà, sai perché mi batte il corazon?
Ho visto Maradona, ho visto Maradona. Oh mammà innamorato son! D’altronde come non esserlo.
Genio e sregolatezza. La rappresentazione di un calcio diverso, unico.
Un gioiello talmente raro da rimanere incastonato in tutti i cuori degli amanti del calcio. Non a caso definito “El Pibe de Oro”. Nato e cresciuto a Lanus, nella periferia di Buenos Aires, era un ragazzino povero che come unico divertimento aveva la sua pelota (il pallone) con cui si distingueva già nelle strade disastrate del suo quartiere.

Spazi ridotti quelli in cui poter giocare e in mezzo a mille ostacoli.
E’ allora che Diego comincia a coltivare quello che sarà il suo marchio di fabbrica per la sua intera vita. La pelota è sempre vicino al piede, bisogna controllarla. Comincia a calcare i primi campetti fino all’approdo nell’Argentinos Juniors. Il ragazzo si fa notare. E’ lì che si guadagna il soprannome che lo accompagnerà per tutta la vita.

A 16 anni è già in nazionale. L’Argentina non può farne a meno. Sono davanti a qualcosa di mai visto.

“Lui può diventare più grande di Pelè”. Lo pensano tutti, tranne l’allora commissario tecnico della nazionale Menotti che lo ritiene troppo acerbo per portarlo ai mondiali del ’78 proprio in Argentina. A 20 anni lo prende il Boca. Realizza il sogno del papà “Don Diego”.

Dopo due stagioni è l’ora di un’esperienza in Europa. Va al Barça, meta ideale per chi gioca un calcio diverso, che lo paga sette miliardi. Sarà un’esperienza da dimenticare. Goicoechea, difensore dell’Athletic Bilbao, gli frattura la caviglia sinistra e gli rompe il legamento.

Un terribile infortunio che lo terrà fuori per diversi mesi. Finita l’esperienza spagnola comincia la parentesi più alta della sua carriera. Vola a Napoli che lo accoglie come un re e ben presto lo eleggerà a suo imperatore per l’eternità. Maradona incanta Napoli e i napoletani a cui fa festeggiare due scudetti. E’ inarrivabile. In mezzo c’è quella che sicuramente è l’esperienza più straordinaria donata all’Argentina e ai tifosi di ogni nazione: Messico ’86.

Nell’epoca del calcio trasmesso in televisione nessuno ha mai fatto ciò che Diego ha mostrato in quel mondiale. Una supremazia talmente lapalissiana che sembra di avere davanti agli occhi qualcosa di divino. Il suo genio si spingerà fino al gol che lo consacrerà alle cronache come onnipotente: la mano de Dios. Non serve neanche dire chi vincerà quel mondiale. Da quel momento Maradona smette di essere uomo. A Rosario, la città del calcio, i suoi tifosi nel 1998 fonderanno addirittura la “Iglesia Maradoniana” (Chiesa di Maradona).

Ma volendo rubare un’aforisma alla Marvel, da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Diego non è in grado di soddisfare così tanto amore. La sua attitudine divina si ferma sul rettangolo di gioco. Fuori è un uomo come tutti gli altri, anzi molto più semplice e fragile. Diventa schiavo del suo talento. Il contesto che lo circonda lo rende debole e lui cerca salvezza in ciò che gli rovinerà l’esistenza. Arriva la dipendenza da cocaina che lo allontanerà da Napoli e dal grande calcio. Maradona è un brand che non funziona più. Viene scaricato da tutti per i suoi comportamenti. Tornerà di moda ai mondiali di Usa ’94 quando, dopo essersi guardati intorno, gli organizzatori cercano un uomo copertina. Diego, che nel frattempo era tornato in Argentina (e dove se non a Rosario) al Newell’s Old Boys, è l’uomo perfetto per gli americani.

Parteciperà al mondiale dove verrà trovato positivo al test antidoping e verrà squalificato. Decide di ritirarsi. Continua a condurre una vita sregolata che lo porta con il tempo ad avere svariati problemi di salute. Fino ad oggi quando un arresto respiratorio, a pochi giorni da una delicata operazione al cervello, lo ha portato alla morte. E forse per il suo mito questo può essere anche un giorno lieto.

Perché, citando l’altro idolo di Napoli, la morte è una livella e da oggi ciò che ha fatto nel suo privato non avrà più significato. Resterà, invece, la sua leggenda e lo spettacolo mai visto che un piccolo ragazzino della periferia di Buenos Aires ha portato nelle case di tutti gli appassionati. Resterà la poesia. Resteranno l’amore e le emozioni. Resterà “El diez”, “El Pibe de Oro”, “La mano de Dios”. Resterà per sempre Maradona.
Perché a vederlo batterà sempre el corazon. #CiaoDiego

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