E’“severamente VIETATO scrivere sui muri”.
E’ scritto a caratteri cubitali su tutte le pareti del piano terra del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Garibaldi-Nesima di Catania.
Ma è allo stesso tempo coperto da milioni di nomi, anche i più strani dei nuovi nati in città.
Se da una parte la vicenda dimostra la mancanza di rispetto delle regole nei luoghi pubblici (perché sono davvero pochissime le pareti lasciate libere), dall’altra osservare le mura adiacenti le sale parto come pura manifestazione di gioia e di felicità, lascia un po’ spiazzati.
Si passa da un “annichiti o papà” ad un “Jebbora ti stiamo aspettando”, per passare da “la nostra vista sta per cambiare ti aspettiamo” ad un “e’ nato Kevin”. Qualcun altro si lascia andare con un “Ragà va bene scrivere sui muri, ma almeno mentre aspettate leggetelo un libro di grammatica”.
E cosi sui muri del reparto di ostetricia e ginecologia passa la storia dell’interminabile attesa dei familiari dei nuovi piccoli catanesi e i loro nomi.
I nomi, alcuni belli, altri originali e poi quelli più assurdi, molti di origine anglosassone.
Siamo ben lontani dalla storia raccontata sul quotidiano La Repubblica di ieri di un giovane che era stato lasciato dalla fidanzata, ai tempi della scuola, e finito sotto processo per aver imbrattato con una bomboletta spray i muri esterni della scuola.
Una vicenda giudiziaria che è durata 6 anni.
Il giovane oggi è sposato e ha una sua famiglia, ma la sua delusione per la rottura con la “fidanzatina” di scuola gli è costata cara.
Sei anni alla sbarra (senza conseguenze) per aver scritto “Ti amo piccola mia” firmato con nome e cognome.
La ragazza aveva denunciato il fatto e poi ritirato la querela, ma trattandosi di muri pubblici si procede d’ufficio.
L’imputato non pagherà nemmeno una multa (600 euro quella prevista) perché il reato è prescritto, ma intanto quel gesto lo ha costretto a frequentare le aule del tribunale.
Ve li lasciamo qui in un piccolo reportage del reparto di Ostetricia e ginecologia del Garibaldi Nesima, anche questa è Catania.