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Poesie nell’universo: l’intervista ad Elvira Fusto

 

Sta per pubblicare un libro di poesie che lei definisce, nello stile, “impopolare”.

Un libro che promette di farci sognare e ridere, che passa dalle emozioni più basse fino ai sentimenti più alti.
Una raccolta scritta con la consapevolezza dell’amore sano e puro, che passa dalla nostalgia, alla malinconia, al disprezzo e finisce nel perdono.
Per Elvira Fusto giornalista, scrittrice, regista e attrice, l’amore è “essere grati per quello che si ha. Potersi lasciare andare e accettare l’altro così com’è”.

Nella sua ultima creazione Elvira Fusto seleziona una serie di poesie scritte negli ultimi dieci anni: ritratti di vita, uomini e donne che l’hanno colpita e ispirata, un crescendo di emozioni e sentimenti in uno stile asciutto ed essenziale.
Si passa dall’amore alla spiritualità fino ad arrivare alla passione tra uomo e donna.
Un libro di poesie che non ha ancora un titolo, ma una promessa: “ho rigenerato alcune parole e voglio lanciarle nell’Universo “.

In Timore racconta l’imbarazzo e la fragilità di un amore finito e ci anticipa qualcosa:

Quando ti guardo gli occhi, tutto si scioglie in rugiada celeste, si sgretolano gli inferi, si spaccano i basalti, tenere le acque scorrono, i tuoni si mettono in fila, le nubi scappano, il sole si stinge tiepido, sciami di piogge volano. Amico mio dove sei? Ho timore, la terra sbatte i piedi”.

Elvira Fusto eclettica e misteriosa, vive Catania come una turista e guarda la città ogni giorno con la stessa curiosità. Ma quando le chiedono di dove sei, lei risponde: sono dell’Etna.

L’Etna è il suo grande amore, un luogo in cui sente ben salde le proprie radici.
Da questa grande forza, due anni fa, è nata “Madre Snatura” un racconto poetico e di denuncia, all’interno di un’istallazione umana, per testimoniare quella parte dell’Etna che viene trattata non secondo natura.

“L’idea è nata quando ho visto, passeggiando sull’Etna, delle volpi che si avvicinavano ad un cassonetto della spazzatura. Un’immagine di tenerezza e nostalgia e così ho deciso di rappresentare questa fragilità”.

Una performance artistica piena di energia che ha coinvolto 70 persone e che vede l’Etna nella sua immensità e cruda realtà.

Ma come le donne che hanno vissuto e conosciuto la vita – dice – l’Etna è saggia e grande, riesce a sopportare molto e ogni tanto ci manda dei segnali di come si sta al proprio posto.

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