Un pianto dirotto, liberatorio, in scena, a scuotere come un terremoto d’emozioni il pubblico, tutti in piedi ad applaudire Berta Ceglie, protagonista di “Rosa di Rosa”, andato in scena nel Teatro Piscator di Catania a 90 anni dalla nascita di quella stupefacente cantrice del popolo siciliano che fu Rosa Balistreri.
Uno spettacolo potente, che poggia sulla straordinaria bravura della protagonista sorretta dalle note dolenti e gravi del violoncello di Wanda Modestini a raschiare le viscere mentre sulla scena la danza di Michelangela Cristaldi narra l’inimmaginabile dolore di drammi e tragedie della miseria materiale e morale e la pura gioia di liberare il canto.
È, quella di Rosa, la voce libera di una donna capace di ribellarsi, di dire la verità a costo d’essere bollata come “buttana”. Il canto come denuncia di quei femminicidi che non si chiamavano ancora così. Il canto come chiave per attingere alla quasi sovrumana capacità di rialzarsi dopo ogni traversìa, di lottare per una vita migliore per sé e i propri cari, ma soprattutto di amare, sempre rinnovato ardore,.
Una vita da romanzo, quella della Balistreri, da poverissima spigolatrice a cantante folk capace di ammaliare, con la sua voce tellurica perfetta per narrare un mondo di brutalità e sopruso, artisti e intellettuali: da Ignazio Buttitta a Dario Fo, da Renato Guttuso a Leonardo Sciascia.