In questi giorni difficili, dove ognuno è chiamato a fare la propria parte, anche il giornalismo ha un ruolo.
Il Covid-19 ha cambiato anche il modo di comunicare.
Il più delle volte i cittadini si sono trovati di fronte ad un’informazione eccessiva, poco accurata, disorientante.
In un contesto come questo trova spazio l’impegno di una redazione giovane e siciliana che mette chiarezza e lo fa attraverso un contenuto digitale al passo con i tempi dove anche la grafica ha un ruolo importante.
Si tratta di Sicilian Post, il giornale online che ha deciso di realizzare “Il giorno dopo” un’instane-book con contributi interessanti e alcune interviste realizzate dalla redazione per capire il futuro che ci aspetta.
E magari riuscire definitivamente a trasformare la nostra società in comunità.
Giorgio Romeo direttore della testata giornalistica ci racconta come è nata questa idea:
«L’idea di un instant book su questo tema nasce chiaramente da una riflessione sul momento che stiamo vivendo. Probabilmente ci stiamo interrogando un po’ tutti su cosa abbiamo da guadagnare da questo dramma. Sono un ottimista e sono certo che sapremo superare questa crisi, ma al contempo penso che limitarsi a dire che #andràtuttobene sia un po’ riduttivo. L’emergenza coronavirus ci ha messi di fronte a una serie di limiti e problemi atavici della nostra società. Penso – ad esempio – all’esclusione sociale, alle diseguaglianze, ai limiti impliciti nella globalizzazione, alla questione ambientale, alla necessità di ripensare la scuola, l’università, la fruizione della cultura. Tutte questioni aperte e preesistenti, a volte non comprese e altre deliberatamente ignorate, che chiedono se non delle risposte immediate perlomeno delle riflessioni importanti. Per questo abbiamo chiesto ad alcuni amici autorevoli del nostro giornale di intervenire con un approccio che non fosse oracolare, bensì analitico. Il risultato vuol essere un’alternanza di contributi di vario genere su argomenti come il futuro dei nostri diritti costituzionali (con Sabino Cassese), il ruolo del volontariato (con Ferruccio De Bortoli), la fede (con Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica), l’Università (con il rettore dell’Università di Catania, Francesco Priolo).
Tra i contributi non mancano riflessioni sul futuro del Sud Italia (con la storica de “La Sapienza” Leandra D’Antone) e sull’attualità della storia (con Lina Scalisi dell’Università di Catania). Pagine testimoniali molto toccanti sono invece quelle scritte dal giornalista newyorkese Jeff Jarvis, tra i sopravvissuti all’attentato dell’11 settembre, che ha voluto testimoniare l’impatto dell’emergenza Covid-19 negli USA. Tra i contributi anche un articolo sulle “game changer” di domani, scritto dalla direttrice di Media 2000 Maria Pia Rossignaud e uno sguardo sul futuro del teatro e della musica, con i contributi della musicologa Graziella Seminara, del sovrintendete del Teatro Massimo Bellini Giovanni Cultrera e della direttrice del Teatro Stabile di Catania Laura Sicignano. Ho nominato – per sintesi – solo una decina di autori, ma il lavoro contiene altri testi non meno interessanti e rilevanti».
Anche la parte grafica è curatissima. Possiamo sapere di più di questo bel progetto?
«Il concept grafico dell’ebook è stato curato da Turi Distefano, visual designer catanese trapiantato a Roma, a mio avviso tra le professionalità più brillanti in Italia, che ha curato, con lo pseudonimo ARGO, anche la copertina e le illustrazioni presenti nella pubblicazione. Credo che a dare un vero valore aggiunto a questo lavoro sia stato il connubio della sua sensibilità col fatto di aver lavorato in dialogo costante con me e la redazione.
Nel giornalismo – cui questo ebook comunque afferisce – spesso l’impaginazione si riduce a una scatola preconfezionata nella quale far entrare un determinato contenuto. Pensare un lavoro sartoriale oggi è diventato un lusso, e ciò è comprensibile considerata la crisi in cui ci troviamo, ma per tornare a quello che dicevo prima, credo che il lettore interessato a un prodotto del genere alla fine dei conti finisca sempre per premiare la qualità. Il nostro volume contiene anche uno sguardo sulla ricostruzione in chiave fotografica: una sequenza di sei scatti di Giovanni Chiaramonte, uno dei più importanti fotografi italiani di paesaggio, architettura e territorio».
Direttore da anni ti occupi di giornalismo, come immagini in futuro la comunicazione?
«La comunicazione è qualcosa di complesso e in continuo mutamento. Penso che la chiave di lettura oggi debba essere quella di una maggiore comprensione dell’utente come parte attiva del processo comunicativo. I social spopolano per questo motivo e a farci i conti non siamo solo noi giornalisti. Per averne un esempio basta guardare al fatto che il presidente del consiglio, durante l’emergenza Covid-19, stia utilizzando le dirette Facebook per parlare alla nazione, che poi vengono riprese dalle tv e dai giornalisti. Lancio qualche riflessione sul giornalismo. Quando circa tre anni fa abbiamo lanciato la sfida del Sicilian Post lo abbiamo fatto con la consapevolezza che in un mondo iper-veloce, la qualità avrebbe fatto la differenza, anche in un contesto digitale.
Oggi questa emergenza ci spinge ad avere nuova cognizione del digitale come luogo dell’approfondimento.
Credo fortemente in un giornalismo slow e di qualità, in cui a pesare siano i fatti, verificati, e non la necessità di un clic in più. Nella mia breve esperienza giornalistica, iniziata a una decina d’anni fa a La Stampa di Torino, ho quasi sempre lavorato per giornali di carta, consapevole che un refuso, un errore stampato su oltre 100.000 copie ha un peso e non è correggibile con pochi clic.
Pertanto, pur essendo un entusiasta delle opportunità che il digitale ci offre, ritengo che un ritorno ad alcuni precetti “antichi” del buon giornalismo sia necessario, a partire da un ritrovato contatto con la realtà: meno copia-incolla e più approfondimenti.
Chiaramente serve anche uno storytelling efficace: dovremo essere appassionanti come Games of Thrones, ma sempre autorevoli e mai approssimativi. All’interno dell’ebook abbiamo affidato le (difficili) considerazioni sul futuro dell’informazione al direttore di Pagella Politica, Giovanni Zagni, una vera autorità in fatto di lotta alle fake news, il cui contributo s’intitola: “C’era una volta il lettore passivo”».