Giuseppe Lazzaro Danzuso, 56 anni, giornalista, scrittore e documentarista, è uno che Catania la conosce bene ed è capace di raccontarla in maniera inedita e del tutto originale.
Per presentare il suo ultimo libro, “Gran Circo Catania”, ha scelto l’anti vigilia dell’Immacolata, sabato 6 dicembre, e lo splendido scenario del Palazzo della Cultura, realizzando un vero e proprio evento, un’occasione per parlare, scrive Danzuso citando Tino Vittorio, di quei “catanesi che sognano la libertà del mare senza saper nuotare.”
Ad aprire la serata, Gino Astorina cui è affidato il compito di leggere le prime pagine di questo libro, un invito sagace a dare uno sguardo a questo strano circo che è Catania :”Venghino, Signori, Venghino…Noi, geniali mentecatti, un po’ giocolieri e un po’ pitonesse, un po’ mangiafumo e un po’ clown…noi candidamente ignoranti, bari connaturati, come si conviene a chi ama condividere i tavoli da gioco con nani e barbute ballerine, abilissime nel rimescolare le carte. Noi imbecilli in cerca di una bravata di cui vantarci per il resto dell’esistenza…Noi signori del caos…Noi che ci esaltiamo a veder correre i cavalli. Anche a fette, su vaste graticole. Noi che eternamente esageriamo. Ma con pudore. Noi che non riusciamo a tener pulito nulla. Noi mostri, sonnambuli morti di sonno. Noi freaks. Noi salatissimo sale della terra.”
Dora Marchese, che modera, tra gli altri, gli interventi di Enzo Bianco e Antonello Piraneo, anticipa con lo sguardo della filologa nell’aletta di copertina il contenuto di questo libro: “Nel pirotecnico mondo del “Gran Circo Catania”, all’ombra di un elefante di pietra e di un vulcano che sembra un tendone, s’intrecciano gag, numeri ed esibizioni: narrazioni., ritratti, istantanee di feste e rituali, fatti di cronaca e racconti di fantasia…, momenti poetici dagli imprevedibili esiti, personaggi noti e non, leggende conosciute e sconosciute, straordinari camei… raccontati da Giuseppe Lazzaro Danzuso con uno stile che mescola un’indulgente pietas a una scoppiettante ironia capace di muovere all’ilarità, in un avvicendarsi di lingua e dialetto che conferisce al libro smalto e corpo…capace di restituirci l’immagine gioiosa e talvolta malinconica di una città colma di bellezza, di energia e di contraddizioni. Una città che nel continuo avvicendarsi di distruzioni e ricostruzioni, non ha mai perso la voglia di ridere e soprattutto di stupire nel mostrare quanto abili siano i catanesi a spettacolizzare anche i più semplici gesti quotidiani: l’acquisto del pane, il posteggio dell’auto, l’attesa dal medico curante.”
Una sagacia, quella del testo di Danzuso, sottolineata da Carmelita Celi, (la giornalista catanese critico di spettacolo de La Sicilia, sempre piacevole da leggere ed ascoltare anche per la sua capacità di infilare decine di dotte citazioni con la levità di chi frequenta con amore e senza spocchia la vera Cultura) che ha posto l’accento sulla capacità dell’autore di raccontare la città attraverso storie e personaggi che pochi conoscono e rischiano di smarrirsi alla memoria delle giovani generazioni.
Una strenna natalizia che non dovrebbe mancare nelle libreria di quei catanesi che amano tanto Catania da arrivare ad odiarla per quanto ci tiene legati alla sua lava, alla sua sabbia, alla sua neve, al suo mare.
Alla sua Sant’Agata.
E allora, urlano i saltimbanchi di Danzuso:
“Deponete i vostri malsani sguardi di riprovazione, l’ottusità perenne, i pelosi pregiudizi, le fossette occipitali, i sofismi indegni, le paure ridicole, la severità inappropriata, le smorfie di superiorità, e soprattutto quell’insopportabile, disgustosa invidia perfino per le nostre nobilissime miserie.
Amateci, finalmente, come meritiamo.
E amate voi stessi, per una volta.
Incondizionatamente.”
La nostra copia è già in redazione.
“Gran Circo Catania” di Giuseppe Lazzaro Danzuso, Edizioni Carthago, 15 euro