«Da piccolo andavo con mio nonno e gli operai a raccogliere l’uva. Il contatto con la terra non l’ho mai abbandonato. È da lì che parte tutto.Ho capito così che volevo fare ricerca e poi è nata la passione per Sushi e per il Sake».
Giuseppe Nobile, giovane imprenditore siciliano, proviene da una famiglia di produttori di vino e olio.
Oggi apre le porte del suo Dakoky Sushi Fusion, ristorante giapponese al centro di Catania, da poco diventato la prima scuola europea di Sake Sommelier, riconosciuta dalla sake Sommelier Assosiation di Londra, costituita in Sicilia (il primo corso partirà il 4 maggio). La passione per il mondo orientale arriva dopo gli studi, la ricerca e la sperimentazione.
Una laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari, un dottorato di ricerca e una lunga esperienza come responsabile nel settore “qualità degli alimenti” presso il Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia lo portano negli anni in Giappone dove prima si avvicina alla cucina nipponica e poi alla bevanda alcolica più famosa e conosciuta.
«Ricerca, studio e sperimentazione sono tre elementi che non possono mancare nella mia cucina. Poi sono arrivato al Sake, la mia più grande passione. Il nostro è il locale più fornito del Sud Italia, abbiamo circa 80 etichette».
Il titolo di Master Sake Sommelier è arrivato un anno fa, dopo aver trascorso un mese a lavorare nelle cantine giapponesi dette “Sakagura“.
«C’è una grande confusione quando si parla di sake, sento il desiderio di condividere le mie conoscenze e questa scuola ci consentirà di trasmettere tutto ciò che negli anni abbiamo costruito».
Sul sake ci sono tanti luoghi comuni e Giuseppe Nobile chiarisce molti dubbi:
«Innanzitutto il Sake è un fermentato, non è un distillato: la materia prima è il riso, il procedimento è molto più complicato rispetto al vino. Il sake non si beve solamente caldo e a fine pasto, ma può essere bevuto anche freddo o a temperatura ambiente. Il compito del master Sake Sommelier è quello di indicare al cliente il percorso migliore da seguire durante il pasto».
Un percorso che inizia dalla cucina e arriva alla bevanda alcolica a base di riso: «Nei nostri locali offriamo ai clienti, piatti tipici giapponesi, ma, negli ultimi anni, abbiamo anche inserito dei prodotti del presidio slow food, utilizzando le materie prime locali. Cavolo vecchio di Rosolini, miele di Timo di Floridia, gambero rosso di Mazara, prodotti di alta qualità, accostati ai piatti giapponesi. E poi ci sono le carni pregiate come la Kioto Bif, un’esperienza imperdibile per chi ama la carne».
Giuseppe trasmette il suo entusiasmo e ci racconta i nuovi progetti senza però svelare troppo:
«Fra poco apriremo vicino al mare, una versione Dakoky marina con una nuova identità. Per il momento non posso svelarvi di più, ma anche in questo caso ci dedicheremo alla ricerca. Dai miei genitori ho imparato questo: nella vita non bisogna mai smettere di studiare, che si tratti di cibo vino o Sake».