Cecilia Mangini fotografa e regista, è scomparsa il ventuno gennaio scorso all’età di novantatré anni.
Originaria di Mola di Bari, è considerata la prima documentarista donna nel panorama italiano. Tra numerosi riconoscimenti, la Mangini ha ottenuto anche prestigiosi premi come il Leone d’Oro alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia per il film Fata Morgana e il Pardo d’oro al Festival del Cinema di Locarno per il film Antonio Gramsci – I giorni del carcere.
Vissuta tra Firenze e Roma, è proprio nella capitale che Cecilia Mangini intraprende i primi passi nel mondo del cinema documentario (anche definito “cinema del reale”).
Insieme al marito, il regista Lino del Fra, e in collaborazione con Pierpaolo Pasolini, la Mangini inizia a dirigere lavori documentaristici ambientati tra le periferie cittadine. Nascono così capolavori come Ignoti alla città, La canta delle Marane. Le tematiche raccontate in queste prime opere, sono quelle che accompagneranno l’intera produzione “manginiana”. Il nobile intento di voler dar voce a chi vive relegato ai margini della società, denunciare gli scempi compiuti dal boom edilizio, e mostrare le campagne devastate, rese deserte dall’industrializzazione.
Fu la prima donna a documentare la storia italiana nel secondo dopoguerra, focalizzandosi sulle problematiche del sud. Tra i documentari più ricordati Stendalì – Suonano ancora, dedicato ai canti funebri nella Grecìa salentina.
«Se mi si chiede cosa sono, io rispondo: “sono una documentarista”. Sono convinta che il documentarista è assai più libero del regista di film di finzione, ed è per questo, per la mia indole libertaria con cui convivo fin da bambina, che ho voluto essere una documentarista. Il documentario è il modo più libero di fare cinema» diceva Mangini.
Il recente ritorno alla regia di Cecilia Mangini era avvenuto nel 2013, con la collaborazione della regista Mariangela Barbanente, per la realizzazione del documentario In viaggio con Cecilia.