Un racconto in tre puntate di un viaggio nel mese di Dicembre nel sud della mia Sicilia.
Mentre tutti si preparano alle feste natalizie ormai volte al termine, decido di imbarcarmi in un giro di alcune aziende del vittoriese. Chi mi conosce sa bene che per amicizie fraterne sono legato alla città iblea, e che conosco e visito Vittoria da anni.
Pur ripromettendomi più volte di visitare alcune delle migliori espressioni del territorio siciliano in campo di vini, solo ora riesco ad organizzare un winetour: vado a trovare alcune delle aziende che amo suggerire nelle consulenze per le attività ristorative che seguo. Conosco già da tempo le persone e i vini che fanno di questo territorio una magnifica eccellenza forse da valorizzare maggiormente: per chi non lo sapesse, l’unica DOCG che abbiamo in Sicilia è quella del Cerasuolo di Vittoria che eleva a zone di produzione un territorio ampio. Basta pensare che i limiti della DOCG istituita nel 2005 ricadono su parte della provincia di Ragusa, Caltanissetta e Catania. Il disciplinare vuole che il Cerasuolo sia fatto per almeno un 50% da Nero d’Avola e per un minino del 30% da Frappato.
Decido di iniziare il mio tour da Paolo Calì, un vignaiolo prestato anche alla professione di farmacista. Paolo è un galantuomo del vino siciliano. Ogni incontro con lui è altamente formativo, a volte spiazzante nell’eccezione positiva del termine. La sua onestà intellettuale è una virtù e rarità nella nostra isola. Ad accogliermi con dietro la sua alfa rossa, il suo immancabile sorriso.
Un giro nelle vigne per vedere i nuovi impianti e parte della proprietà; tour nella cantina ricavata dal vecchio palmento che in parte andò distrutto e ti ritrovi seduto pronto a degustare le produzioni che godono della mano dell’enologo Emiliano Falsini, una delle migliori espressioni dell’enologia nazionale. Ed è proprio ad un incontro organizzato da Agata Arancio e Fondazione Italiana Sommelier a Milo sulle produzioni siciliane di Emiliano Falsini che ho avuto il piacere di conoscere Paolo.
Si inizia con “Mood” spumante a dosaggio zero di Frappato rosato. La spumantizzazione è fatta con metodo ancestrale e fermentazione spontanea. Provato in anteprima al Vinitaly dello scorso anno, attratto dal metodo di produzione e in particolare dalla rifermentazione in bottiglia, mi incuriosisce scoprirne l’evoluzione. Degustarlo a distanza di qualche mese conferma le impressioni positive avute lo scorso aprile. Mood è il nuovo arrivato in famiglia Calì e come da etichetta rappresenta “l’idea di felicità” di Paolo ed Emiliano, che condivido e spero possiate usufruirne.
Dalla buccia di cipolla di Mood al giallo paglierino quasi dorato di Blues, il grillo fermo in purezza non certificato volutamente come DOC Sicilia, ma come Bianco Terre Siciliane IGT. Fortunatamente una recente sentenza rimette in discussione la possibilità anche per chi non volesse certificare i propri vini come DOC Sicilia (con un sostanziale aumento di spese per bottiglia) di utilizzare anche Grillo come denominazione IGT e ridurre i costi di certificazione della DOC Sicilia.
Prima di passare al Nero d’Avola prodotto da Paolo, è Mandragola a rallegrare il nostro palato: il Frappato di Vittoria DOC che nasce da bacche di uno dei vitigni più autentici del territorio di Vittoria. Ed è proprio grazie all’assaggio con Paolo che mi è venuto spontaneo chiedermi “E se Vittoria ripartisse dal Frappato?”.
Prima di dare seguito alla risposta è Pruvenza a determinare le qualità di un Frappato in purezza pensato per essere longevo. “Un vino elegante e libero come il vento” si legge nelle descrizioni. Una espressione di Frappato in purezza molto elegante, che rafforza ancor di più la domanda.
Ora vi chiederete, perché Vittoria dovrebbe ripartire dal Frappato?
La risposta risiede forse in Violino, il Nero d’Avola in purezza, l’interpretazione del territorio del Nero d’Avola. D’altronde il Nero d’Avola è diffuso in tutta la Sicilia, una volta – prima dell’inflazione che i prezzi a ribasso hanno generato – forse era (o è) il vitigno di bandiera della viticultura siciliana. Percepito come un vino rude, ha delle espressioni – come nel caso di Paolo – che fanno dell’eleganza il punto di forza. Eppure, negli anni non si è stati bravi a raccontare e comunicare le mille sfaccettature che questo storico vitigno può avere. In troppi si sono concentrati nella produzione di milioni di bottiglie approfittando del momento storico e dell’attenzione del mercato. Qualcuno ci sta provando a rilanciare il Nero d’Avola. Certo, le bottiglie di Nero d’Avola trovato in scaffali di supermercato a meno di qualche euro a bottiglia non aiutano sicuramente a chi ancora crede nelle potenzialità di questo vitigno bandiera.
È Jazz a rompere gli indugi: un vino prodotto con maggioranza di Frappato e Nero d’Avola. In una DOCG così ampia la tutela del territorio, la narrazione dei suoli e delle contrade è fondamentale per riuscire a raccontare e far percepire che sono il territorio e il clima a conferire delle caratteristiche uniche. La rinascita di Vittoria è nel Frappato, nella produzione e comunicazione di alcuni vignaioli.
Concludo la degustazione con Manene e Forfice, le due interpretazioni di Cerasuolo di Vittoria Classico DOCG di Paolo Calì. Il primo, capostipite della produzione di Paolo, intenso e affettuoso; il secondo, il Cru, nasce da una selezione della vigna a forma di forbice (da qui il nome) che sottolinea le caratteristiche di autenticità così come Paolo è.
Vittoria è anche questo: un vignaiolo – e sono diversi – che coltiva con fatica e con sudore la propria terra e crea collaborazioni con le belle espressioni della nostra isola. A farci compagnia in questa degustazione informale, oltre ai miei splendidi amici e Paolo, le acciughe di Testa conserve, brand della famiglia Testa di Ognina (borgo marinaro Catanese) firmato dallo chef Ciccio Sultano. Allo stesso tavolo alcune delle migliori espressioni di Sicilia. Se si capisse che è insieme che si va lontano quanto ne guadagnerebbe la nostra bellissima isola?