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Nel blu dipinto di blu di Sergio Fiorentino

Succede spesso che la vita cambia rotta, una sterzata brusca all’improvviso, e ci si ritrova trasportati altrove da una passione che diventa un mestiere, è accaduto proprio così a Sergio Fiorentino, classe 1973, catanese di nascita ma netino di adozione.


Le premesse c’erano tutte per Sergio, formato in Accademia, da sempre osservatore attento e appassionato di design, tanto da aprire un negozio di design e un laboratorio di restauro di ceramiche antiche, un’attività dedicata soprattutto a quel periodo di incredibile avanguardia e bellezza che visse l’Italia negli anni ’50 e ’60.


Dunque una vita impiantata sotto le pendici del vulcano, e poi un giorno di ormai più di 6 anni fa, arriva il colpo di fulmine con una città fino ad allora quasi dimenticata, che non offriva molto, se non il suo barocco, la sua luce e l’ispirazione: Sergio ricomincia a dipingere come non faceva da anni, e trova in Noto una musa che lo spinge ad indagare sulla tela di volti, corpi, tuffatori, sognatori, gemelli, santi e non solo.


“Per alcuni anni ho dipinto volti e corpi, poi una sera ho sentito l’esigenza di guardare l’essere umano da una prospettiva più distante, e di voler dipingere ciò che lo circonda, e mi sono dedicato ad alcuni paesaggi: ho dipinto Catania con l’Etna sullo sfondo, Noto, Vendicari e il paesaggio industriale di Priolo.”

 

Si racconta con la grande semplicità delle persone a cui accadono cose straordinarie, Sergio Fiorentino, ci parla così del suo incontro con Noto: “l’incontro con questa terra mi ha fatto venire voglia di dipingere e di trasformare la mia vita in qualcos’altro, in poco tempo ho cambiato città, lavoro e dimensione, ed ho chiuso la mia attività, per dedicarmi totalmente alla mia principale passione, la pittura. E qui sono rinato in una vita nuova, e nonostante sia ad un’ora di strada rispetto a Catania, sono due posti totalmente diversi: Catania è tutta di pietra lavica, quindi è tutta nera; Noto invece è tutta bianca, e questo in qualche modo influisce sul mio lavoro.


Mi hanno fatto notare tempo fa che la tavolozza dei miei colori è fortemente influenzata anche inconsciamente da Noto, perché è una città che ha un’energia così forte che non può non coinvolgerti” – e continua in un’autoanalisi profonda, quasi ipnotica per chi lo ascolta: “il blu dei fondi del mio lavoro è il cielo di Noto, nella mia idea è una sorta di liquido amniotico in cui queste figure vivono, si sviluppano oppure scompaiono, le mie figure sono volti e corpi con dettagli anatomici incompleti o rarefatti, il loro incarnato è una superficie chiarissima e spesso erosa, come la pietra di Noto”.


Nel bellissimo studio di Noto, dove Sergio Fiorentino vive e lavora, arte e design si fondono e tra le opere d’arte sono tanti i riferimenti ai maestri assoluti come Ico Parisi, Gino Sarfatti, Gió Ponti, dei quali Sergio è un ammirato collezionista.


Ma lo studio non è l’unico posto in cui incontrare Fiorentino e le sue eteree figure: lo vedremo presto nel nascente museo delle arti di Noto, un appuntamento che dovrebbe concretizzarsi per aprile prossimo, e sarà ben presto protagonista di un altro importante progetto fuori dalla Sicilia.
Per visitare lo studio su appuntamento, info e contatti: sergiofiorentino.it

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